Il concetto dell’Elevator Pitch è ormai diventato di moda nel mondo business che tanto cerca e si innamora dei termini anglosassoni. Nasce nella Silicon Valley e definisce un’opportunità d’oro che può capitare al giovane startupper: condividere lo stesso ascensore del CEO di un’importante azienda che, guarda caso, ha l’ufficio due piani sopra il suo.

Dopo i saluti di rito, il giovane startupper ha dai 30 ai 60 secondi per comunicare qualcosa, spiegare cosa fa, chi è, quali progetti lui o la sua società stanno seguendo. Per raggiungere questi obiettivi occorre rapidità, decisione, capacità di sintesi, chiarezza e anche capacità di interessare. Perché senza quella, dopo 5 secondi, l’interlocutore si ritroverà perso nei propri pensieri.

Insomma, l’Elevator Pitch è uno strumento molto potente: da qui nascono fiumi di commenti, post, articoli e libri che spiegano come impostarne uno, prepararlo e, ovviamente, come usarlo. Tutti questi contenuti sono d’accordo circa un solido e semplice concetto: bisogna aver pronto più di un Elevator Pitch, con vari argomenti e varie durate.

Vero. Ma, del tutto inutile.

Sfido chiunque a preparare numerose varianti di Elevator Pitch, incontrare una persona interessante, capire quale sia la versione giusta da usare, esprimersi senza ricordare una recita a memoria e, infine, non perdersi se fermato da una domanda o da una obiezione. Quindi: aboliamo lo strumento?  Certo che no, ma occorre cambiare approccio.

Come utilizzare l’Elevator Pitch in modo efficace

Perché sia davvero lo strumento dall’utilità che tutti paventano, l’Elevator Pitch deve diventare un’abilità inconscia, un modus di pensiero e d’azione automatico dove il cervello, senza pensarci troppo, permette di formulare le parole giuste.

Come si raggiunge questo obiettivo? Con tanto esercizio. Ciò che è importante per il training è l’approccio, non il contenuto. Prima di tutto, occorre imparare a essere sintetici e attrattivi ogni volta che si parla con qualcuno. Figli adolescenti e partner sono un ottimo banco di prova. Usate la logica dell’Elevator Pitch con loro, impiegate dai 20 ai 30 secondi per descrivere qualcosa e poi chiedete cosa hanno capito.

Lo stesso esercizio può essere ripetuto con gli amici e, andando nello specifico e parlando di lavoro, si possono usare persone che conoscete poco o sanno poco del vostro lavoro “come cavie” e chiedere cosa hanno capito.

Lo diciamo subito: all’inizio sarà un esercizio frustrante. Forti della sicurezza di essere stati cristallini, scoprirete invece che l’interlocutore non ha capito nulla. Peggio, che magari dopo pochi secondi ha iniziato a pensare ad altro. 

Ma guai a scoraggiarsi: la perseveranza è la chiave di volta per diventare sempre più efficaci e attrattivi. Questo permetterà di acquisire un’abilità che si rivelerà utile per qualsiasi presentazione di qualsiasi argomento, lavorativo e non, qualsiasi interlocutore vi troverete davanti.

Cosa resta da fare quindi? Allenare questa nuova skill, costantemente, per non perdere i progressi fatti.