Il mentor per startup è ancora una figura poco conosciuta e scarsamente presa in considerazione nel lancio di nuovi progetti.

Solo le startup che si affidano ad acceleratori hanno a disposizione figure di supporto, mentor o tutor.

Se gli startupper iniziano in totale autonomia, con poco budget di solito pensano che un mentor sia una figura secondaria rispetto a un investitore o a un consulente specifico.

Tuttavia, il mentor, più che altre figure, ha un ruolo chiave nello sviluppo e messa in atto di un’idea proprio per una serie di caratteristiche che gli permettono di essere di supporto al progetto senza intaccare la libertà creativa e la visione dei founder.

A partire dalla mia esperienza personale, ho raccolto quelle che sono 5 linee guida da tenere in considerazione nel rapporto tra mentore e startup.

Vediamole insieme.

 

5 Linee Guida per un Ottimo Rapporto Tra Mentore e Startup

Se al momento non hai idea di come un mentore per startup possa esserti d’aiuto, ti chiarisco qui di seguito quelli che sono alcuni punti chiave nel rapporto con la startup.

 

1) Il Mentor viene scelto dal Mentee

Per quanto riguarda i consulenti o i tutor, spesso questi vengono scelti dall’acceleratore o da altre figure chiave che ruotano intorno al progetto.

Un business coach, in un’azienda grande, viene scelto dalla direzione HR

Il mentor è l’unico che viene scelto direttamente dal mentee, ossia dal cliente.

Il motivo è che ci deve essere fiducia e stima reciproca tra i founder e il mentor, affinché si crei la sintonia giusta per creare un rapporto produttivo.

 

2) Accettazione senza giudizio

Il mentor è una figura che affianca lo startupper cercando di influenzare il meno possibile le sue decisioni alla luce delle sue personali considerazioni.

E’ chiaro che la decisione finale spetta solo e soltanto allo startupper, che ha la visione per portare il progetto al successo.

Il mentor porta il cliente verso il mondo reale, fa in modo che l’idea di business venga validata dal mercato.

Poi, può dare, risposte alle domande e spiegare come lui nel passato, o altri di cui è a conoscenza, abbiano risolto gli stessi problemi

Per questo motivo, il mentor è una figura che è chiamata ad accettare, senza giudizio, le decisioni prese in seguito al suo intervento.

 

3) Consapevolezza della situazione di partenza

Un’altra funzione molto importante del mentor, che non ha l’obiettivo di portare l’ago della bilancia decisionale né dall’una né dall’altra parte, è quella di rendere consapevole lo startupper della situazione attuale.

Egli fornisce una fotografia chiara e senza giudizio, spetterà allo startupper prendere la decisione migliore.

 

4) Autonomia decisionale

Ogni medaglia ha il suo rovescio, bene la consapevolezza e l’assenza di giudizio, ma poi, lo startupper si assume la piena responsabilità delle sue decisioni, prese in totale autonomia.

Quindi deve avere a disposizione tutti gli elementi per farlo nel migliore dei modi.

 

5) Eudaimonia

Bella parola che imparato al mio primo corso di coaching.

Dal greco Eu, bene e Daimon, il demone interno, la nostra anima.

È la felicità intesa come scopo della vita, e come fondamento dell’etica. In altri termini è una felicità a cui viene dato un ruolo preciso nell’indirizzare la propria condotta.

A questo è importante che, chiunque lavori a un progetto di startup, deve tendere; fare qualcosa che lo faccia stare bene, in sintonia con i suoi valori e le sue aspettative.

Il mentor, ma qui esce anche la mia anima di coach, è anche una figura che aiuta lo startupper a individuare le aree in cui può dare il proprio meglio e raggiungere nuovi livelli di benessere e soddisfazione del proprio operato.

 

Se hai delle domande o vuoi approfondire il ruolo del Mentor per una Startup, scrivimi pure nei commenti.

A presto.

Giuseppe Cuneo

Startup Mentor e Coach